La
sindrome del tunnel carpale
Per questo secondo focus
prendo spunto da un quesito postomi qualche settimana fa sulla mia pagina facebook
riguardante la “sindrome del tunnel carpale”. L’interrogativo riguardava la
necessità o meno della fisioterapia post-intervento ma è bene partire
dall’inizio e fare luce sulla patologia in se.
Anatomicamente il tunnel
carpale si trova sul lato palmare della mano, appena dopo l’articolazione del
polso. È un canale osseo e legamentoso che ha come base quattro ossa brevi
(trapezio, scafoide, uncinato e pisiforme) e come tetto il robusto “legamento anulare anteriore del carpo o
legamento trasverso del carpo”. All’interno di questo canale passano nello
specifico i tendini flessori superficiali e profondi delle dita ed il flessore
proprio del pollice, per intenderci, le corde tendinee che ci permettono di
chiudere il pugno. Parallelamente a questi tendini, nel canale del carpo,
scorre il nervo mediano.
Ritengo sia utile qui fare
una piccola digressione e spiegare la differenza tra tendine e nervo. Parto
sempre dal presupposto di avere a che fare con persone “non addette ai lavori” e
che quindi sia utile chiarire alcuni dubbi. Nella mia pratica clinica molti
pazienti nella descrizione del sintomo esordiscono con: “mi tira qui, proprio
dove c’è il nervo”. Anche qui la fa da padrona una certa confusione di termini.
Il nervo è una struttura anatomica che fa parte del sistema nervoso periferico.
Diciamo che è il filo che parte dalla nostra centralina elettrica rappresentata
da cervello e midollo spinale. Serve a condurre l’input elettrico che viene poi
trasmesso ai muscoli affinché si contraggano o a condurre verso il sistema
nervoso centrale degli stimoli sensitivi che vengono dalla periferia. Il
tendine è la parte finale di un muscolo che si inserisce su un osso. La
confusione nasce dal termine “nerbo”. Il nerbo è una frusta formata
dall’intreccio di tendini bovini e con l’aggettivo “nerboruto” si indica una
persona i cui muscoli e tendini sono particolarmente evidenti. Nerbo e nervo
sono due parole molto simili e nell’italianizzazione hanno raggiunto un
significato unico ma errato.
Digressione fatta torniamo alla sindrome. I nervi sono
strutture estremamente delicate che se schiacciate possono portare a
sintomatologia dolorosa, parestesia (formicolio) e deficit importanti del muscolo
come perdita di funsione e di massa. Questo è ciò che succede nella sindrome
del tunnel carpale. Il legamento anulare anteriore del carpo si inspessisce per
una causa non nota (idiopatica) a questo si associa un ispessimento dei tendini
sopracitati per cause reumatologiche o da eccessiva attività. Il nervo a questo
punto si trova schiacciato sotto al legamento dando come sintomatologia
formicolio sulla porzione palmare di 1°,2°,3° e porzione interna del 4° dito,
dolore che si acuisce nelle ore notturne. Inoltre si ha un deficit di forza
nell’opposizione del pollice (pollice che non riesce a toccare la punta
dell’anulare e del mignolo).
La sindrome del tunnel
carpale è la neuropatia periferica più diffusa interessando l’1% della
popolazione generale. Colpisce maggiormente le donne in età premenopausale.
La diagnosi è clinica con
alcuni test che cito per dover di cronaca e che magari sono stati sottoposti a
chi di voi ha avuto questo tipo di problema:
-manovra di Tinel
-manovra di Phalen
La diagnosi strumentale
viene fatta con l’elettromiografia motoria e sensitiva (EMG)
Trattamento
È conservativo, quindi
senza intervento chirurgico, nei casi in cui la compressione sia modesta e
senza eccessiva sintomatologia. Esso consiste nell’uso di un tutore che eviti
la flessione e l’estensione del polso per un tempo determinato affinché le
strutture possano sgonfiarsi. Quando prevale il dolore si può intervenire con
un’infiltrazione di cortisone a lento assorbimento.
Fisioterapia nel
trattamento conservativo
La fisioterapia da un grande aiuto nel trattamento
conservativo della patologia. L’obiettivo è il riassorbimento dell’edema
conseguente all’infiammazione tendine ed il rilassamento del canale del carpo con
conseguente fluidificazione dello scorrimento tendineo. La terapia fisica è
rappresentata da laser, ultrasuoni, tecar ma trova un ruolo fondamentale la terapia manuale. Manualmente il terapista rilassa
il carpo e il citato legamento, attua uno scorrimento tendineo senza
contrazione muscolare e quindi senza ingrossamento dei tendini, riattiva la
circolazione che smuove la stasi venosa causa del dolore. Nella pratica
riabilitativa trova posto anche l’applicazione di taping neuromuscolare
Consiste nel sezionare
longitudinalmente il legamento trasverso del carpo e resecarne parzialmente i lembi
laterali per liberare il nervo dalla compressione nel canale.
Fisioterapia post
trattamento chirurgico
-Per la prima settimana la
riabilitazione consiste nella mobilizzazione attiva e passiva delle dita e in
cauti movimenti attivi del polso.
-Dopo una settimana si
toglie la medicazione ed il paziente inizia ad utilizzare la mano nelle
attività di vita quotidiana.
-Dal 14° giorno si tolgono
i punti di sutura e ,a cicatrice rimarginata, si eseguono esercizi attivi a
passivi del polso. Un lavoro importante va focalizzato sulla cicatrice in
quanto i neotessuti cicatriziali potrebbero formare aderenze coi tessuti
sottostanti e nei casi più gravi limitare nettamente il movimento della mano.
In questo caso è fondamentale la terapia manuale che può essere coadiuvata
dall’utilizzo da taping neuromuscolare
-dalle 2 alle 4 settimane
il paziente viene gradualmente portato ad attività più rigorose volte al
rinforzo muscolare di un sistema che è stato “a riposo” per troppo tempo.
La riabilitazione termina
quando non sono più presenti i segni dell’infiammazione, quando non è più
presente il dolore e quando l’attività della mano ha raggiunto livelli accettabili
ed il suo miglioramento, secondo valutazione del terapista, dipende
esclusivamente dal paziente
Per rispondere al quesito
iniziale, ricalcando anche la risposta data sul social network la fisioterapia
post-operatoria è necessaria. Non ve n’è bisogno solo nei rarissimi casi in cui
l’intervento non porta a conseguenze (infiammazione, ipomobilità, dolore) ma la
statistica in questo caso è infinitamente piccola se non nulla
Grazie per la lettura,
arrivederci al prossimo focus
Michele Laino
Le nozioni presenti in questo
articolo sono state estrapolate da:
-F.Postacchini, E.Ippolito,
A.Ferretti “Ortopedia e Traumatologia”
-I.A. Kapandji “Fisiologia
articolare-vol.1-arto superiore”
-S.Brent Brotzman, Kevin E.
Wilk “La riabilitazione in ortopedia”
-Dizionario Devoto Oli della
lingua Italiana
-esperienza lavorativa
ambulatorio riabilitazione mano, servizio di Fisioterapia Complesso Integrato
Columbus, 2013-2016
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