lunedì 2 maggio 2016

Lesione legamento crociato anteriore: trattamento chirurgico e riabilitazione

Lesione del legamento crociato: trattamento chirurgico e riabilitazione

In questo terzo focus voglio parlarvi di uno dei traumi ortopedici più frequenti e uno di quelli di cui si sente più parlare data la sua alta incidenza in sport come il calcio ed il basket: la rottura del legamento crociato anteriore.
Anatomicamente i legamenti sono delle strutture statiche e scarsamente elastiche che congiungono due estremità ossee. Da non confondere coi tendini che, come spiegavo nel focus precedente, rappresentano la parte terminale del muscolo che si inserisce su un osso, sono discretamente elastici e stabilizzano indirettamente un’articolazione. I legamenti servono dunque a stabilizzare l’articolarità tra due ossa, limitandone il movimento a quello fisiologico e biomeccanicamente adeguato.

Il legamento crociato nella fattispecie si trova all’interno dell’articolazione del ginocchio. Il suo acronimo esatto è LCAE ovvero legamento crociato anteriore esterno. Crociato perche si incrocia con il legamento crociato posteriore, anteriore perché è più anteriorizzato rispetto al posteriore ed esterno perché parte dalla porzione anteriore dell’interlinea del piatto tibiale fino a raggiungere la faccia mediale nella porzione posteriore del condilo femorale esterno. Questo robusto legamento stabilizza il ginocchio evitando che la tibia vada eccessivamente in avanti rispetto al femore. Inoltre grazie alla loro struttura fanno si che le due ossa stiano sempre a contatto durante il movimento del ginocchio, che è un movimento a cerniera, proprio come quelle di porte e finestre.




Quando si ha una lesione del LCAE?
La lesione del crociato si ha quando si incappa in un trauma che riesce a produrre una forza di trazione sul legamento maggiore della resistenza del legamento stesso. Un LCAE resiste fino a 2500 N. Il trauma più classico è di tipo distorsivo. Quando si sente gergalmente “il piede si è piantato a terra e il ginocchio si è girato” è molto probabile che sia avvenuta una lesione del crociato.
Con questa modalità i casi sono due: nel primo il piede resta piantato guardando verso l’esterno ed il ginocchio va verso l’interno. Questo è il trauma più frequente ed in questo caso la lesione del crociato è associata alla lesione del legamento collaterale mediale. Nel secondo, il piede resta piantato guardando verso l’interno ed il ginocchio va verso l’esterno. In questo caso la prima struttura interessata è il legamento crociato anteriore. Difficilmente un trauma che abbia determinato la lesione del crociato non interessa atri legamenti o le strutture meniscali, ma il legamento crociato resta la struttura anatomica più importante dal punto di vista chirurgico e riabilitativo. La lesione del crociato può avvenire anche per trauma distorsivo da iperflessione del ginocchio, quando ci si accovaccia con eccessiva forza e velocità.
Il soggetto che subisce un trauma che determini la rottura del crociato sentirà nel ginocchio un “crac articolare” e l’immediato bisogno di eliminare il carico dall’arto infortunato. Successivamente potrebbe esserci gonfiore, ecchimosi cutanea (livido, nei casi gravi) ed atteggiamento in flessione del ginocchio come per protezione.
La rottura totale del crociato è diagnosticabile direttamente “in campo” con alcuni test specifici. Le rotture parziali sono diagnosticabili grazie all’imaging, risonanza magnetica in particolare.

Le lesioni del LCAE sono così classificabili:
-I grado: semplice distensione di alcuni fasci del legamento
-II grado: lacerazione legamentosa parziale
-III grado: lacerazione legamentosa totale o distacco del legamento dall’osso

Trattamento
Tenendo conto del fatto che una lesione completa del LCA non ripara spontaneamente la via d’elezione è quella chirurgica. La necessità dell’intervento varia a seconda di alcuni fattori:
-dolore
-instabilità articolare marcata
-età del paziente
-stile di vita

L’intervento chirurgico non è quindi sempre necessario. La rottura del LCAE non è invalidante se il soggetto ha una vita scarsamente attiva, se non pratica sport regolarmente, se non riscontra una instabilità notevole e se non ha dolore. Si tende ad operare quando l’instabilità secondaria del ginocchio diventa invalidante o quando il paziente sia giovane o attivo dal punto di vista sportivo. La lesione del crociato non trattata può portare a problemi secondari quali lesioni meniscali ed artrosi precoce del ginocchio ma in molti casi l’apparato muscolare di questa articolazione riesce a sopperire alla mancanza del legamento facendo risultare il ginocchio abbastanza stabile nelle normali attività di vita quotidiana

L’intervento chirurgico non consiste in una riparazione tramite sutura, anche perché i legamenti sono strutture scarsamente vascolarizzate e quindi avrebbero difficoltà a riparare. Si tratta bensì di una sostituzione. 

Le tecniche utilizzate sono sostanzialmente 3:

-sostituzione del legamento con i tendini dei muscoli semitendinoso e gracile autologo
-sostituzione del legamento con il tendine rotuleo autologo
-sostituzione del legamento con allograft, trapianto da cadavere

La tecnica operatoria è molto complessa ed avviene in artroscopia. Senza entrare in lunghi tecnicismi possiamo così sintetizzare l’intervento.

-          In artroscopia vengono eliminati i lembi del legamento lesionato
-          Nel caso in cui si effettui una sostituzione con i tendini, gli stessi vengono prelevati e preparati
-          Si effettua una canalizzazione ossea che attraversa obliquamente l’articolazione passando da femore a tibia ripercorrendo il l’orientamento del legamento
-          Si inseriscono i tendini di cui si stabilizzano i capi con delle viti

Ciò che avviene biologicamente nei mesi successivi è una vera e propria trasformazione. Il tessuto tendineo che chirurgicamente ha sostituito il legamento va prima in necrosi avascolare e poi viene rivascolarizzato trasformandosi in tessuto legamentoso. Questo processo ha bisogno di 9 mesi ed avviene grazie al fatto che l’organismo riconosce il tessuto come suo ed in quella localizzazione gli conferisce un specifica diversa, non più tendine ma legamento. Inoltre il neo legamento viene perfettamente inglobato nell’osso. Affinché questo processo avvenga è necessario però un input e questo viene dato dalla fisioterapia.

Riabilitazione
Lo scopo macroscopico della riabilitazione è quello di ridare articolarità, equilibrio e forza al ginocchio. Microscopicamente tutti gli input riabilitativi vanno a stimolare la nuova strutture ed a direzionare la sua linea di riparazione. Se la riabilitazione non venisse effettuata o effettuata in modo non idoneo il neo legamento resterebbe lasso e non darebbe stabilità al ginocchio. La progressione riabilitativa, se si parla di standard può essere così strutturata:



1) fase pre-operatoria:
la riabilitazione inizia prima dell’intervento. Il paziente deve presentarsi al chirurgo con una adeguata articolarità del ginocchio ed una buona massa muscolare. La mancanza di questi indici potrebbe essere preclusiva per la buona riuscita della riabilitazione

2) fase post-operatoria 0-2 settimane:
il paziente vene dimesso con un tutore bloccato in estensione durante il cammino e la notte. Il carico è concesso con 2 stampelle, di cui una eliminabile dopo una settimana se tollerato il carico. Il primo obiettivo è quello di ridurre l’edema, il gonfiore ed il dolore, come dopo ogni intervento chirurgico.
In questa fase è importantissima la tempestiva mobilizzazione con l’obiettivo di riguadagnare la completa estensione, necessaria per la deambulazione. La flessione da raggiungere entro le 2 settimane è di 90°. Una buona forza del quadricipite ed una buona articolarità ci proiettano alla fase 3

3) fase 3: 2-4 settimane:
ripristino di una buona deambulazione ed eliminazione della seconda stampella. Il tutore resta nel caso in cui il legamento sia stato sostituito con il tendine rotuleo. Viene invece rimosso se si tratta di gracile e semitendinoso. In questa fase si raggiunge la completa articolarità e si incrementano gli esercizi di rinforzo, che restano sempre cauti
4) fase 4: 6 settimane-4 mesi:
si passa alla quarta fase post operatoria se la deambulazione è normale, l’articolarità è totale e la fiducia nel ginocchio da parte del paziente gli permette di iniziare esercizi di equilibrio e stabilità, con carichi e difficoltà crescenti

5) ritorno all’attività sportiva
Al quinto mese si inizia il graduale ritorno all’attività sportiva


FT Michele Laino


Le nozioni presenti in questo articolo sono state estrapolate da:
1) A.Mancini, C.Morlacchi “CLINICA ORTOPEDICA”
2) I.A.Kapandji “FISIOLOGIA ARTICOLARE” vol.2
3) F. Postacchini, E.Ippolito, A.Ferretti “ORTOPEDIA E TRAUMATOLOGIA”
4) B.Young, J.W. Heath “ISTOLOGIA E ANATOMIA MICROSCOPICA”

5) Lezione universitaria di Medicina della riabilitazione, A.A. 2011-12, corso di Fisioterapia II Facoltà di medicina e psicologia, A.O. Sant’Andrea, “La Sapienza” Roma

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